Numerosi saharawi, tra cui donne e bambini, che erano bloccati al confine tra Algeria e Mauritania dal 21 marzo senza acqua e senza cibo a causa della pandemia COVID-19 da parte dell’Esercito algerino, sono riusciti a raggiungere i campi di Tindouf il 27 marzo, poi sono stati rinchiusi in reparti di isolamento estremo, privi di servizi sanitari e di attrezzature necessarie alla loro vita quotidiana, ma anche in assenza di assistenza medica in questi tempi di pandemia.
Questi sequestrati speravano tuttavia di essere ammessi in centri ospedalieri algerini per essere messi in quarantena con un’adeguata cura medica. Ma purtroppo questo è stato impossibile e rispecchia l'ennesimo abbandono delle autorità algerine nei confronti delle popolazioni che vivono dagli aiuti umanitari internazionali e dei medicinali raccolti informalmente dalle famiglie europee.
Oggi decine di migliaia di sequestrati in questi campi sono ormai abbandonati alla loro triste sorte, dato che i responsabili algerini preferiscono occuparsi dei propri cittadini e della crisi economica e finanziaria che colpisce in pieno il paese a seguito del vertiginoso calo del prezzo del petrolio, la sua unica ricchezza.
Da più di quattro decenni che queste popolazioni aspettano che si ponga fine alla loro detenzione per ritornare liberamente in Marocco, Mali e Mauritania, le loro terre d'origine. Mentre i capi del gruppo Polisario si sono interessati ai loro soliti vantaggi materiali e finanziari degli aiuti umanitari, considerando le popolazioni e le loro sofferenze un fondo del commercio. I capi preferiscono invece confinarsi nella città di Tindouf in Algeria non nei campi.
Si tratta di una tragica situazione in piena pandemia del COVID-19 che ha messo a nudo la propaganda algerina di fronte a una popolazione disperata, isolata e senza cure sanitarie.
Visto il clima dell'isolamento totale dei campi, anche gli ultimi "cooperanti" spagnoli sono scappati e si sono messi subito in quarantena all'arrivo in loro paesi, mentre Algeria sostiene ancora zero contagio COVID-19 nei campi.
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